Prima di cominciare questa recensione è fondamentale chiedere scusa al gruppo in questione per la lunga attesa che si è verificata dal momento della consegna del disco alla pubblicazione del pezzo. Il problema, naturalmente, è sempre lo stesso: un mare di cd, autoprodotti e non, che invadono la casa del sottoscritto e dal quale è sempre più difficile districarsi. E si sarà quindi intuito che gli Stellar sono stati tra quei gruppi che, come si suol dire, hanno fatto le spese di tutto questa enorme mole di materiale. Ma, paradossalmente, il loro “Electrocolor” non è un brutto lavoro, anzi piace molto e si ascolta altrettanto piacevolmente, tanto che in questi mesi ho sempre rivolto le mie attenzioni ripromettendomi, ogni volta, di scrivere qualche riga a riguardo - e invece finivo per concentrarmi su altre produzioni, pur senza aver, volta dopo volta, notato che il dischetto dei toscani era decisamente fatto bene.
Ma quali sono gli ingredienti di questo cd vi chiederete voi? Beh, nulla di più facile: pop di matrice anglosassone che strizza l’occhio a certa elettronica vagamente macchiata di easy-listening e new-wave! Non male come definizione per un quartetto che affida alla voce (e all’immagine aggiungerei io!) di Poppy Stanford (converrete con me che il nome della vocalist è perfetto per la proposta del gruppo) la propria essenza, pop e non solo. Potrebbe infatti bastare la cover di “Moonlight shadow” a segnare le prime coordinate di una proposta musicale che richiama le atmosfere tipiche di certa musica anni ’80 - qui però rilette in maniera (post)moderna e assolutamente intrigante.
Tutto il lavoro sui suoni rende ottimamente e sui sei brani totali almeno 3 potrebbero funzionare come singoli: l’opener “Monday” ha un ritornello azzeccatissimo e suscita la classica sensazione del ‘già sentito’ ma, probabilmente, si riferisce al particolare intreccio sonoro tra chitarre e voce. Che dire poi della successiva “Saturn 9”, aperta da un bellissimo fender rhodes che spiana la strada a melodie di matrice wave impreziosite dall’esemplare prova vocale della sig.na Poppy. E più i minuti scorrono, più pensi che questo gioiellino pop (per chi non l’avesse capito) ha il difetto (!!!) di essere una produzione italiana, che se fosse stato concepito e realizzato oltreManica o oltreOceano avrebbe già trovato un appoggio promozionale adeguato alle potenzialità.
Allora, per non fare il dispetto a nessuno, e soprattutto agli Stellar, accostatevi ad “Electrocolor” senza remora alcuna: vi sorprenderete anche voi delle sue origini italiche!
---
La recensione Electrocolor di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-10-13 00:00:00
COMMENTI