Esperimento urbano. Cammina per una fermata della metropolitana, cuffie nelle orecchie. Guarda il nero e il grigio che ti circondano e ascolta Do not cry for the country boy. Concentrati sul suono che ti percuote con delicatezza il timpano e ciò che ti passa dagli occhi potrebbe mutare. Perchè potresti di colpo vedere sparire il nero e il grigio che ti circondano, la plastica sostituita da un prato su cui sdraiarsi con calma rapida e innaturale. Una volta sdraiato sull’erba verde, potresti sentire sotto la schiena foglie secche autunnali che si ammucchiano e ti sollevano piano, lentamente. A quel punto la metropolitana sarebbe solo un ricordo: sei già perso dentro un magma di corde accarezzate, di sensazioni acustiche che sembrano dilatarsi all’infinito per tornare al presente in un attimo. Un elastico di emozioni che rischia di tuffarti in quadretti dai colori anni cinquanta, in cui una dichiarazione d’amore suona come un invito al ballo di fine anno. “Hey little girl, I wanna be your boyfriend” e sì, sono i Ramones.
A guidare il volo onirico è Andrea Cola, già voce dei Sunday Morning e qui impegnato in un lavoro solista che si veste di un folk minimale, trattenuto e di gran classe. Una passeggiata che si fa via via più sicura e sostenuta nel passo, che si appoggia su grandi nomi per spiccare un salto che vuole andare il più lontano possibile dai punti di partenza. Ci sono Neil Young, Bob Dylan, Velvet Underground, Smashing Pumpkins, Jesus and Mary Chain. L’unico pezzo originale è “Bye Bye”: in linea con l’atmosfera e il livello dell’intero lavoro, fa nascere il rammarico per la ripartizione dei pezzi. Il disco è splendido, ma sei cover a uno è un punteggio piuttosto severo.
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La recensione S/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-09-10 00:00:00
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