Oggi la parola d'ordine è tranquillità. La vita caotica si ferma, si scende dall'auto e si va a fare una passeggiata. Si chiudono i libri e si esce in giardino sull'amaca. Il dolce far niente deve prendere il sopravvento su tutto, per scattare quelle foto al nero di seppia da incorniciare a fine stagione.
Basterebbe questo per dare l'idea dell'atmosfera del nuovo album degli Ear, ma più lo si ascolta più le sfumature appena percepite prendono colore. Abbandonato l'inglese, lingua di prima scelta per il loro album d'esordio, si immergono in una composizione quasi tutta italiana da cui scaturisce un'attenzione per testi delicati e canticchiabili, senza perdere di ricercatezza. Hanno la saggezza che traspare dalle canzoni di Niccolò Fabi, dopo che sotto la doccia ha ascoltato Lucio Battisti. Nonostante i disegni di matrice espressionista del booklet, le immagini evocate sono morbide, mai aggressive o spigolose, appoggiate su intrecci di voci decisi ma eleganti, in un gioco di scale e controcanti. Le percussioni fanno qualche comparsa qua e là ma il violino non si lascia sopraffare e con la sua presenza costante e raffinata resta il sine qua non dell'album. Acustico non è sinonimo di romantico, li sentiamo ridere in "Senza Mollica (herbamate)" e spensierati in "Cose (la mia altalena)" coinvolgendo i fiorentini Martinicca Boison, tutto loro infatti il finale folkeggiante.
Bravi e senza pretese, fanno della genuinità il loro punto forte. E a noi non resta che ascoltare e lasciarci cullare.
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La recensione Asfodeli da conservare di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-10-01 00:00:00
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