"Tutti gli errori di registrazione, di esecuzione, nonché fischi, rumori estranei, feedback improvvisi, interruzioni inaspettate, sono originali e sono stati ottenuti suonando tutti nello stesso posto e nello stesso momento, ammassati in 9 m2 di superficie e utilizzando un'attrezzatura minima di registrazione." Vi basta questo o volete che vi scriva altro sui Bebe Rebozo? Pensavate che il lo-fi fosse quello predicato da tutti quei gruppi americani che ora vanno tanto di moda? Sbagliato, visto che anche dalla provincia di Teramo ci possiamo aspettare qualcosa che va oltre questa attitudine.
Nel demo in questione "lo-fi" è una parola d'ordine, al punto che mi sovviene una domanda: il tutto è fine a se stesso? Cioè: anche se ognuno sente la musica secondo il suo mondo, è possibile (o necessario?) che si debba ricorrere a questi estremismi? I Wolfango, che tra l'altro li hanno scelti come spalla per un loro concerto all'Indhastria, suonano pezzi melodici se li confrontiamo con la proposta di questo trio; e se nella band licenziata dal C.P.I. si riusciva a cogliere qualche tentativo di musica comunque 'stuzzicante', il sound di BEBE REBOZO è assolutamente fuori da ogni canone, tanto che mi sembra veramente impossibile che il tutto abbia una valenza artistica.
E' vero che l'arte ha molteplici interpretazioni, ma qui andiamo oltre ogni tipo di struttura minimamente melodica: "l'immaginario fumettisticopornograficojapanesesplattercybertrash porta Bebe alla composizione di aritmie ellittiche che provocano, fin dal primo ascolto, senso di estraniazione, nausea e vomito.". Preferite tirarle voi le conclusioni, o aspettate che io sprechi altre parole?
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La recensione Bebe Rebozo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-05-17 00:00:00
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