Richard Blackburn che grande uomo sei 1998 - Cantautoriale, Rock, Pop

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Prodotto melodico ben registrato e molto pulito, niente distorsioni rumorose, computer alla batteria, tante tastiere, e voce in primo piano. Tecnicamente e' ben registrato, ma le scelte melodiche sono semplici e talvolta assai prevedibili, il riff di chitarra di "guerra" ne e' un esempio. Anche nei testi ci sono buoni spunti ("l'anima non e' una cosa statica" non e' male) e c'e' la ricerca di non scadere nel semplice e nel leggero. L'unico scivolone e' forse "ci rivedremo un giorno?" che, parlando d'amore, in un attimo puo' sembrare banale (e ogni tanto lo e'). Si salva perche' la strofa e' praticamente in forma di filastrocca, alla Branduardi. "Tempo cieco cielo sordo" sembra tentare la via elettronica con una base ritmica campionata che pero' non convince. Mi permetto di dare un consiglio, aggiungete un batterista vero, che dia piu' energia e magari sporchi un po' tutta questa melodia. E' ovvio, e' il mio parere.

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La recensione che grande uomo sei di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-02-12 00:00:00

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