Nella musica di questo esordiente trio padovano sono decisamente forti le influenze di grandi nomi del rock classico, quali Bruce Springsteen e U2. Il risultato è un pop-rock tranquillo e facile, piuttosto simile al genere degli Stereophonics, fatto dalla più semplice delle strumentazioni: chitarra, basso, batteria e ogni tanto un pianoforte.
Sono tutte ballate, alcune più ritmate ("The Longest Day"), altre più lente e romantiche ("So Far", "Perfect Night"). In teoria non si potrebbe obiettare niente, perché non suonano male e non fanno brutte canzoni. Eppure gli manca quel qualcosa, la marcia in più per il decollo. Sono tutti brani piacevoli e orecchiabili, si lasciano ascoltare senza creare nessun fastidio, ma niente di più, non hanno proprio nulla che li tolga dall'essere dimenticati di lì a poco.
Il complesso risulta piatto, poco diversificato, a partire dai riff di chitarra prevedibili e parecchio simili di "Mr. John" o "Taken", che riesce a risollevarsi solo grazie ad un basso più accentuato. Canzoni come "First" e la già citata "Mr. John" potrebbero essere potenziali singoli pop da radio, ma restano bloccati da melodie che già dopo un paio di ascolti risultano ripetitive.
Gli unici pezzi che lasciano intravedere qualche spiraglio di luce per un futuro disco più interessante sono la ballata rock "Days Of Fire" e "Tender Swing", già spiegata dal nome. Ma, per ora, due belle canzoni non bastano a salvare un intero cd.
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La recensione Tales and Memories di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-02-12 00:00:00
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