Esco con una, non proprio una con la testa a posto, ma tant'è. Piove, Lei mi ha detto che tardava qualche minuto, io la aspetto sotto la tettoia di un supermercato alternando nel lettore pezzi dei Woods e di Wavves. Quando Lei arriva si scusa per i quaranta minuti di ritardo e mi porta in un posto a bere. Ha lo sguardo spento, le labbra di un rosso accesso che fa a pugni con il bianco della sua pelle, i capelli bagnati le conferiscono un'immagine sghemba.
Grazie alla birra la conversazione inizia a carburare: mi spiega cosa significa, per Lei, la naturalezza, mi racconta di un agriturismo in Toscana e che si è innamorata del proprietario, uno che è riuscito a trovare il bene dentro e non altrove. Poi parliamo di musica: io tento di descriverle quanto sono affascinato dalla ripetizione, dal concetto di routine e che vado matto per Glenn Branca. Le racconto dei Woods, di Wavves e di Banjo Or Freakout. Lei stranamente annuisce. E' davvero bella. Nemmeno così "complicata" come credevo. Le dico che, probabilmente, a Banjo Or Freakout piace Glenn Branca, e che i suoi cinque nuovi brani sembrano un ipotetico mix tra Wavves (decisamente più ripulito) e il falsetto e il folk lo-fi degli Woods. Rimane la ciclicità, l'eco in cui le voci vengono immerse fino a scomparire, la tribalità; ma le mie due preferite, "Upside Down" e "This City Is A Fake", mettono in risalto una vena acustico-cantautorale del tutto inedita. Devo ammettere che le altre canzoni se ne vanno senza lasciare segni. Ma Lui vale, le dico. Ti scivola dentro con naturalezza. E' davvero un ottimo songwriter, Banjo Or Freakout. Una volta tanto: contemporaneo. Nemmeno così complicato come credevo. Lei annuisce di nuovo. Il posto chiude, ce ne andiamo, nel tragitto verso casa mi lascia davanti alla fermata della metropolitana. Mi bacia e mi saluta. La macchina riparte con la portiera aperta e sbandando leggermente. Non proprio una con la testa a posto, dicevo.
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La recensione Upside Down EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-06-24 00:00:00
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