Offlaga Disco PaxBachelite2008 - Sperimentale

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Tanti personaggi, tante facce. Storie che bisogna scoprire ascolto dopo ascolto, in mezzo ad accecanti vampate elettroniche, bassi che consumano lo stomaco, suoni sintetici e piano in crescendo che fanno pulsare il sangue nelle vene

La bachelite è la prima forma di plastica che abbiamo avuto. Il primo materiale sintetico che negli anni del boom ci siamo ritrovati prepotentemente in casa con elettrodomestici e telefoni; quello che ha dato il via all’usa e getta che oggi consideriamo normale.

Si chiama così il nuovo lavoro degli Offlaga Disco Pax, lo aspettavamo da tanto. Già dal nome la sentiamo quella critica mirata ma velata, mischiata ad una sensazione di lucida rassegnazione che abbiamo imparato a conoscere con “Socialismo Tascabile”. Tre anni fa c’era da aprirsi il varco e bisognava essere più esplosivi. Oggi i tre emiliani continuano con le frecciatine amare ed ironiche, ma vanno più a fondo. Si scavano dentro, parlano di loro stessi. E tirano fuori un disco che sembra molto più ragionato, intimo, fendente, perché lasciano intuire senza spiegare, anche quando sembra che spieghino fin troppo. Perché la voce narrante di Max Collini è una delle poche che può permettersi di infilare nel testo di una canzone una frase come “Entra acqua, poca. Sufficiente per dare all’abitacolo un persistente odore di muffa”, raccontandoti una storia apparentemente insensata, che per decifrarla devi cogliere tanti piccoli indizi. E va bene, non canta, non si sono imposti l’obbligo della melodia. Ma mentre pensi a che senso abbia, il racconto fila che è una meraviglia e tutto il contorno ti fa salire un’ansia che inizia a divorarti. Le vampate elettroniche ti accecano, i bassi entrano in loop e ti consumano lo stomaco, i suoni sintetici e il piano in crescendo ti fanno pulsare il sangue nelle vene: vuoi sapere come finisce la storia, cazzo. In fin dei conti gli avevano solo rimosso la macchina, no? Anche per Barbara: lo sai fin dall’inizio che succederà qualcosa, magari si spoglierà, si lascerà toccare, lo farà arrossire d’eccitazione. Poi quando ti dicono che gli sta per fare un pompino… te lo aspettavi. Ma ti sorprendi comunque. L’attesa, forse, aumenta l’attenzione, la predisposizione, lo stupore finale. Stupore che si converte presto in amarezza, dopo che hai capito che non si tratta del solito raccontino sulla scoperta adolescenziale del sesso. E così con il gambero imprigionato nel lago di Pilato, con la scusa della tutela della specie: io al lago di Pilato ci sono cresciuta, e non mi è mai venuto in mente che fosse un simbolo di resistenza, né che le guardie forestali volessero mantenere lo status quo.

Ci sono tante donne in questo disco: Carlotta, Barbara, Morgana, Francesca Mambro. Tutte con una ‘sensibilità’ propria, che qualcuno ha infranto. Tutte con una chioma da descrivere, una ricrescita a cui badare, e una storia complicata alle spalle. E se in Socialismo tascabile Max parlava di sua madre e dei colloqui a scuola, stavolta ci parla di suo padre, ed è un altro racconto difficile e delicato, che riesce ad infilarsi tra un piano e un synth che sembrano presi da un Atari degli anni ’80.

Tanti personaggi, tante facce. Storie che bisogna scoprire ascolto dopo ascolto, non ve le sto a svelare tutte. Vi dico solo che ne vale la pena, perché se anche la formula che ci aveva sorpresi tre anni fa non è cambiata di molto, si sente maggiore consapevolezza. C’è più cura nel lasciare un non-finito che, se ben osservato, ti manda dritto al pezzo che ti manca: stavolta musica e voce si avvicinano ancora di più, si confondono, arrivano sullo stesso livello. Non sai più chi è sfondo e chi è primo piano, ma sai che è un effetto voluto.

…e anche se non trovi il pezzo mancante, comunque è un’altra puntata degli Offlaga. E arriva in un momento in cui mi serve capire qualcosa in più di questa regione (l’Emilia Romagna), di questa città (Bologna). Dei suoi abitanti, delle sue multe. Di quell’orologio che guardo ogni volta che vado in stazione, e che segna sempre le 10:25.

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La recensione Bachelite di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-02-18 00:00:00

COMMENTI (26)

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  • bisius13 anni faRispondi

    Il cantautore sul palco dovrebbe essere Vasco. Disco resistente. Bellissimi testi e trovo bello, nel suo minimalismo, anche l'aspetto musicale, specialmente in Cioccolato IACP e Sensibile (due reading da fare accapponare la pelle, peraltro).

  • utente806716 anni faRispondi

    Gira la voce che sia Capossela..boh..

  • re16 anni faRispondi

    eh già. ma io non ho capito invece chi è il cantautore sul palco. chi me lo spiega?

  • acty16 anni faRispondi

    finalmente me lo sono ascoltato per bene... è un disco importante, anche se non sarà uno dei miei ascolti più frequenti...
    ...credo che gli Offlaga restino una band a grande rischio di "non mi piace"... ma non gli si può che battere le mani e sperare che altri prendano in mano tanta personalità per farci musica.




  • afgass16 anni faRispondi

    eh io c'ho questo rifiuto a priori perchè non fosse per l'assenza di bestemmie, il cantante degli offlaga potrebbe tranquillamente essere mio nonno :)

  • enver16 anni faRispondi

    a me l'accento reggiano fa impazzire, quasi a livello sessuale
    è il milanese l'accento che non sopporto... (e te pareva!)

  • re16 anni faRispondi

    scusa, ma hai detto una fesseria. niente di male, capita a tutti noi di dirle. UIn questo disco c'è un'influenza pesantissima del krautrock, scuola Dusseldorf, di Kraftwerk (citati in due brani), Neu! (il loro caratteristico stile detto "motorik" che affiora ironicamente specie in "Dove ho messo la Golf?") e Harmonia.
    Se poi a te il krautrock fa cagare, allora hai solo sbagliato ad esprimerti. Ma certo, definire zero una scuola che ha cambiato la storia del rock... beh, ci vuole coraggio.

  • afgass16 anni faRispondi

    gli arrangiamenti son veramente belli
    però cazzo io quella minchia di cadenza che da alle frasi e alle parole non riesco a tollerarla
    cazzo ha lo stesso accento di mio nonno

  • deliriumdoll16 anni faRispondi

    Ma com'è che Faustiko inizia a dire cose giuste?! Ci sarà da preoccuparsi? :|

  • utente016 anni faRispondi

    "...per evitare di confondere la sensibilità con l'eversione fascista e stragista stabiliremo dei limiti. Definiamo quindi neosensibilismo il nostro modo di essere sensibili che in tutto si distacca dalle ambiguità di Francesca Mambro, da cui ci dissociamo, anche per l'uso sconsiderato e irresponsabile del vobolario..."

    qui dentro c'è tutto!!!!