"Albanian Paisley Underground" è l’album d’esordio dei milanesi Wemen e arriva un anno dopo lo split realizzato dalla band con i fiorentini The Hacienda. L’etichetta ancora una volta è Black Candy Records, la distribuzione Audioglobe.
L’album incrocia immaginari britannici e statunitensi, ha spunti punk, new wave, psichedelici e reggae che si pongono in contrasto con gli umori dei brani ma possono anche rafforzarli. Una miscela rielaborata sfruttando appieno un punto di osservazione esterno ma non estraneo. In alcuni passaggi del disco, Carlo Pastore, Francesco Peluso, Alberto Pilotti e Riccardo Della Casa possono anche rimandare a una Londra periferica, ma "Albanian Paisley Underground" è inglese come potrebbe esserlo qualsiasi periferia europea piena di lavoro a tempo determinato, solitudini, birra in lattina e cibo fritto. Un viaggio scandito da nove canzoni originali e una cover.
L’artwork, a cura del batterista Francesco Peluso, riflette altre suggestioni del disco, come possono esserlo dei tappeti mediorientali colorati non per forza di felicità. Un’estetica che sancisce come si tratti di un album con uno sguardo e dal respiro internazionale che poteva essere concepito solo in una sala prove a queste latitudini. E la scelta dei titoli, a cominciare da quello dell’album, ben riflette questo e gli altri concetti racchiusi in un disco da cui sgorgano facce, paesaggi e storie contemporanee.
"Albanian Paisley Underground" è stato registrato in presa diretta presso il Folsom Prison Studio di Prato, mixato da Taketo Gohara con l'aiuto di Giulio Calvino e masterizzato da Giovanni Versari.
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