"PLVS VLTRA" è un lavoro ragionato e calibrato. Un'opera di sintesi, dove il suono è definito per sottrazione. Ogni strumento trova un equilibro che ne definisce l'ordine in maniera assoluta. Ogni beat è pensato per spingersi oltre alla forma-canzone.
L'intera architettura sonica è ispirata ai colori puri di Yves Klein, dove l'assenza del tratto di distinzione crea una rappresentazione immateriale, che trascende la forma. Nell'International Klein Blue, l'esempio più emblematico del colore puro, l'orizzonte si dissolve in una sintesi perfetta tra cielo e mare, tra sopra e sotto. Un blu oltremare saturo che rappresenta al tempo stesso vuoto e profondità, spazio e materia e la loro perfetta armonia.
Ma "PLVS VLTRA" non è un disco monocromatico, né rarefatto. La semplificazione del testo musicale è solamente il punto di partenza per un'opera che spazia da tonalità algide a sfumature più eleganti, da texture più abrasive a riflessi opalescenti, attraversando una palette sonora molto vasta, che attinge a tutta la gamma di frequenze dello spettro dell'udibile.
Dalle armoniche di "Duga" all'attitudine kraut di "International Klein Blue"; dai loop ossessivi di "Multiverse" e dalle Roland di "Obsolete" ai beat sintetici di "Eternal Present"; dalla dance screziata di "A Building Collapse" agli echi glitch hop di "Backtrack"; dalle percussioni stile future garage di "Guess What?" alla melanconia melodica di "I Promise You, We'll Be Happy": nove tracce con una forte identità, collocabili in un percorso che idealmente parte dalle 303 della progressive europea di metà anni '90, fino ai synth eterei e dilatati dei primi Autechre e si inoltra poi negli anni 2000 tra contaminazioni IDM à la Boards Of Canada e techno di stampo berlinese, a cavallo delle sonorità di Moderat e le release BPitch.
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