Un manifesto popsike destinato a diventare un punto di riferimento per il genere in Italia: le capacità di scrittura degli His Clancyness sono incredibili
Allora chiariamo subito le cose, anticipando di molto la conclusione: quest'ultimo lavoro degli His Clancyness, la band emiliana del canadese di Ottawa Jonathan Clancy, è un disco molto bello che ne segna l'avvenuta maturità.
Riuscito per qualità delle composizioni, per ricchezza di arrangiamenti e per aver saputo cogliere certe fonti lontane nel tempo ed averle rimescolate senza alcuna stucchevole attitudine revivalistica.
Se esiste un'origine lontana nel dream pop, questa risiede in certi sixties vellutati e zuccherosi di Left Banke, Sagittarius, i Monkees più sognanti e i Kinks più quieti, floreali e pastorali: questo ci dice sicuramente una bellissima canzone come "Calm Reaction", un vero esempio di questi lontani rimandi di un'epoca aurea della musica, contaminato col sogno dolcissimo dei Mercury Rev o dei Flaming Lips della svolta pop. Sentitevi poi la chitarra come cerca di compattare un brano così liquido e squisitamente sciropposo.
Il disco si apre con "Uranium", brano dalla materia obliqua e sghemba, come deformata, un grande specchio che distorce immagini e percezioni. "Xerox Mode", brano veloce di approccio indie pop e wave, porta spunti di un capolavoro della musica inglese di retaggio beatlesiano come "Apples And Oranges" degli XTC, così come "Pale Fear".
"Nausea" è un altro ricordo bellissimo in quel dream pop di cui si diceva prima, una sorta di melange tra il linguaggio onirico e il glucosio dei Glasvegas. Molto bella la cadenza di "Watch Me Fall", un manifesto degli umori dei nostri giorni senza riferimenti e approdi sicuri.
Ma l'idea psychedelica degli His Clancyness sta tutta in "Dreams Building Dreams", un brano raccontato tra zollette di zucchero fintantoché non entra come per deflagrazione l'idea di un sax distorto, di scuola no wave newyorkese, alla Lounge Lizard.
Anche "Impulse" è un esempio di come cesellare una canzone pop, con un finale che cresce vorticoso in un incedere molto wave; se volessimo individuare il momento definitivo in cui il pop dei Doves incontra i Vaccines, la wave e un certo nervosismo espressivo tipico dell'indie rock, sarebbe in pieno in "Only One".
La musica italiana con "Isolation Culture" scrive un manifesto popsike, che diventerà un punto fermo nel genere. D'altronde il brano che da il titolo al disco è l'esempio della perfetta pop song che mescola ricordi wave all'attitudine indie rock degli His Clancyness. Da questo brano si comprendono le enormi ed ancora pressoché inesplorate capacità di tensione musicale di questa band incredibile nella scrittura pop.
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La recensione Isolation Culture di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-10-17 00:00:00
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