Ventotto anni fa a Bari Giuseppe De Trizio fondava i Radicanto, compagnia che mette assieme l'amore per le tradizioni, una visione cosmopolita della musica e un'attitudine cantautorale. Il suo racconto di una scena musica vivida
Se la canzone popolare pugliese ha una caratteristica che la rende inconfondibile rispetto alle migliaia (una per ogni "campanile") di altri canzoni popolari che affollano questa penisola così ricca di tradizioni, è la propria vocazione internazionale, l'incapacità di starsene lì ferma a osservarsi l'ombelico. Se la world music pugliese ha una cifra che nessuno può fare a meno di attribuirle è un radicamento alla propria storia, quasi un'ancestralità che la rende un tutt'uno con la terra arsa del Salento, i campi coltivati del Tavoliere, i suoi mari, i muretti a secco.
Insomma, lo avrete capito, questo secondo capitolo del nostro speciale e il primo sono indissolubilmente legati. Condividono storie e visioni di mondo, luoghi, miti e attitudine. E personaggi decisivi, come quello che ci aiuterà a muovere i primi passi in questo nuovo argomento, grande come il pianeta intero. Se – come abbiamo visto nel precedente capitolo e ancor meglio vedremo ora – il Canzoniere Grecanico Salentino è stato il motore della riscoperta delle tradizioni di questa terra, numerosi sono gli artisti e gli ensemble che si sono inseriti sul loro solco, una menzione speciale la meritano i Radicanto, che sin dal nome mettono in chiaro il loro mandato di unire le radici popolari e il canto. Il loro suono è infatti una miscela di folk e canzone d'autore, di ricerca (ancora una volta arte e studio, quasi etnomusicologo, procedono di pari passo), in cui anche teatro, cinema e danza hanno un ruolo fondamentale.
Il "progetto culturale Radicanto" nasce da un'idea di Giuseppe De Trizio il 30 giugno 1996, esattamente 28 anni fa. Nasce a Bari, un po' più a Nord rispetto all'epicentro di una "wave" (quella legata al folk) che come si vede chiaramente dalla mappa in fondo al capitolo è spiccatamente salentina. Dal 1996 la formazione ha suonato in ogni piazza, teatro, locale della Puglia, d'Italia e fuori dai confini. Ha collaborato con alcuni dei maggiori esponenti della canzone popolare e d’autore italiana, tra cui Teresa De Sio e Raiz (Almamegretta), con cui la collaborazione è strettissima e procede tuttora, ma anche con Dario Fo e Roberto Saviano. Ha ricevuto numerosi premi, è stato in finale al Premio Tenco più volte. E ancora il gruppo – costituito in associazione, a conferma del lavoro culturale ampio e ambizioso che svolge – cura rassegne, scrive colonne sonore.
Proprio in questi giorni la band è in giro con Raiz per una serie di date in festival e teatri. In una pausa Giuseppe De Trizio, motore dei Radicanto, ha risposto alle nostre domande.
Partiamo ancora una volta da questa definizione difficilissima: cos’è la world music per te?
Le musiche del mondo rappresentano un vettore per guardare la realtà sa una inquadratura diversa, dalla punta de i piedi. in modo particolare nel laboratorio pugliese e mediterraneo che abbiamo costruito con Raiz & Radicanto, definiamo questo percorso come “musica immaginaria mediterranea“ professando la “democrazia del pentagramma” ovvero che la musica del mondo possa essere il viatico per la pace.
Come si tiene assieme tutela e scoperta delle tradizioni popolari e afflato internazionale, apertura al mondo?
Con un percorso di studio, rielaborazione e scrittura d’autore che contenga gli stilemi della nostra storia in musica. I filosofi del linguaggio la definiscono “eccedenza”. Noi utilizziamo il dettato popolare quale pretesto per dire la nostra.
Il richiamo delle radici come abbiamo visto nei percorsi di numerosi tuoi colleghi è spesso irresistibile. Come sono i tuoi inizi?
Ho iniziato a suonare a 9 anni la chitarra classica. Verso i 16 ho conosciuto “la grande famiglia della tarantella” e me ne sono appassionato. Dapprima con Roberto De Simone (artista napoletano, ndr), e poi volgendo lo sguardo alle Puglie.
Con quali obiettivi nascono i Radicanto? Sentite che li avete "rispettati" tutti?
I Radicanto (alle radici del canto) contengono nel proprio nome la loro vestigia. Una indagine artistica a tutto tondo per indagare con curiosità gli angoli della musica d’autore e popolare ma anche del cinema, della danza e del mondo delle colonne sonore. Il nostro percorso dopo tutto questo tempo è sempre in fermento tra folk, world, jazz, improvvisazione e canzone d’autore. Una musica non rassegnata e costante.
Quali sono gli strumenti fondativi della musica popolare pugliese?
La voce sopra a tutto. E poi l’organetto diatonico, il tamburello e il mandolino.
Tu il suono della Puglia come lo vedi colorato?
La Puglia è un laboratorio a cielo aperto in cui si esaltano addopate individualità eterogenee e ipostatiche tra passato, presente e futuro. Faccio due nomi su tutti: Domenico Modugno e Caparezza. Identità artistiche a tutto tondo che non si curano delle mode, e si interrogano sempre. Seguendo questa strada, ci sono meravigliosi giovani che ci stanno regalando delle perle musicali di grande forza.
Quali sono questi artisti?
Per nostra fortuna e per storia diamo vita da sempre ad artisti straordinari.Cito tre voci femminili giovani, potenti e cariche di significanti e significati: Sarita, Rachele Andrioli e Alessia Tondo. Il passaggio generazionale avviene con il metodo empirico e con una meravigliosa voglia di ascoltare e dimenticare al contempo. Come scriveva De Andrè: “mastica e sputa”.