È grazie al lavoro di label come Dodicilune e Auand (o Angapp) che il genere può continuare a diffondersi fuori e dentro i confini. Senza perdere una goccia della sua carica "eversiva"
Della posizione decisamente d'avanguardia del jazz pugliese nel panorama nazionale (a sua volta, importantissimo a livello internazionale), abbiamo già detto. Merito, come abbiamo visto, di artisti e scuole di musica, di un pubblico ampio e caloroso, pronto a investire nella propria passione, merito di locali e festival. Merito di chi permette che i dischi continuino a nascere, che nuova musica sbocci ogni giorno e rappresenti una solida base per infiniti tour, rassegne, improvvisazioni di ogni genere e sorta.
E non è un caso se – a costituire una rete di valore assieme ad altre realtà importantissime come la meritoria Angapp di Corato – due tra le più importanti e storiche etichette jazz di questo Paese abbiano sede proprio in Puglia. Stiamo parlando di Dodicilune e Auand, due realtà pluriventennali, associate a Associata Adeidj (Associazione delle etichette indipendenti di Jazz). La prima nasce nel 1995 a Lecce e a oggi ha un catalogo che supera le 350 produzioni discografiche (tra cui quelle di Roberto Ottaviano). Ancora una volta musica registrata e live incrociano i loro percorsi: dal 1999 al 2008, insieme all’attività editoriale, Dodicilune organizza “Jazle”, Festival Jazz del Salento che ospita grandi artisti internazionali.
Auand, invece, è invece di Bisceglie, sotto Barletta, fondata nel 2001 da Marco Valente. Il primo disco prodotto dall'etichetta è stato X-Ray, debutto del trombonista barese Gianluca Petrella, uno dei nomi più forti del jazz italiano contemporaneo. Arrivano poi Paolo Angeli, Antonello Salis, Francesco Bearzatti, Gaetano Partipilo e tanti altri.
Abbiamo incontrato Marco Valente, mente e anima di Auand, e Maurizio Bizzocchetti, fondatore con Gabriele Rampino di Dodicilune.
Come nasce Dodicilune?
Dodicilune nasce nel 1995 nel contesto di un gruppo musicale di amici e musicisti appassionati ascoltatori ed esecutori di musica jazz, fusion, prog, etc. In gruppo si componeva e si suonava musica originale e non, personalmente sperimentavo con grande passione le prime tecnologie digitali (DAT) registrando cori, organi e orchestre, esperienza che poi avrei portato nella neonata etichetta. Contestualmente arrivano le prime produzioni discografiche ufficiali con musicisti del territorio salentino in ambito classico e crossover tra jazz ed etnica. Parallelamente inizia una collaborazione alla organizzazione del festival "Jazle - Il festival jazz del Salento" (dal 1999 al 2008 una settantina di concerti con i jazzisti top dell'epoca: Gato Barbieri, Brad Mehldau, Tom Harrell, Jim Hall, Enrico Pieranunzi, e tantissimi altri) e alcuni tra questi vengono registrati live diventando dischi del catalogo (Lee Konitz, Sante Palumbo, Michael Rosen, etc).
Cosa significa avere un etichetta in Puglia oggi?
Dal punto di vista artistico proprio in quegli anni prende il via anche una sorta di "scoperta" di consapevolezza (forse più che "riscoperta") dei valori propri del territorio salentino che anche Dodicilune asseconderà in piccola parte, dato l'interesse maggiore verso la musica di ricerca, il jazz e la world music, in quel momento storico generi più diffusi nel nord della Puglia e in ambito nazionale. Grazie al confronto con altre realtà, derivante forse dalla maggiore "vicinanza" dei territori e delle genti (grazie ai viaggi, al turismo, agli scambi culturali, al web) la regione inizia a prendere atto della propria grande ricchezza e del fermento artistico e culturale in corso.
Qual è il suono della regione oggi?
Oggi è una regione matura e consapevole delle proprie qualità (e difficoltà...), ed in grado di esprimere un suono proprio e definito sia dal punto di vista della tradizione che dei generi frutto di contaminazioni, ma anche dei generi più moderni, figli dei primi oppure arrivati da contaminazioni lontane. Forse la morfologia variegata della regione, il clima favorevole e il territorio che consentono di vivere vicini alla (propria) natura, creano condizioni ottimali per una attiva espressività artistica all'interno delle comunità abituate ad un vivere vicino e collaborativo. Certamente questo è frutto anche del sostegno ormai decennale da parte di realtà invidiabili come il Teatro Pubblico Pugliese che ha favorito e velocizzato ogni possibile processo artistico e culturale.
A che livello è oggi il jazz made in Puglia?
Ormai a tutti i livelli anagrafici il jazz (nel senso originario del termine) ha trovato degni rappresentanti sul territorio, alcuni di lunga esperienza e militanza, riconosciuti a livello internazionale e vincitori di numerosi riconoscimenti. Un nome su tutti il sassofonista Roberto Ottaviano, vero faro e riferimento della nostra regione, seme da cui molte cose sono venute. Ma anche tra le nuove generazioni spiccano nomi già bene inseriti nel contesto anche internazionale, autori di progetti originali di grande credibilità e ottimamente recensiti dalla critica.
Quali sono le differenze principali tra le zone?
Ogni territorio racconta la storia da cui proviene e con essa si confronta costantemente, ancora oggi. Ad esempio il "jazz" arrivava dal barese che ancora oggi ne costituisce il nucleo di riferimento e l'eccellenza per tutta la regione, così come la "pizzica" arrivava dal Salento con tutto quanto ne è poi derivato, e così via per tutti i generi e i linguaggi della regione, a volte legati anche solo a porzioni piccolissime di territorio. Oggi esistono anche linguaggi ulteriori, sviluppatisi proprio a cavallo tra i generi più forti, che fungono da collante sociale ed artistico. Ogni territorio nella musica rivela la propria natura e le proprie influenze.
Quali sono le difficoltà e i vantaggi dell'essere fuori dai grandi centri?
Il piccolo centro credo favorisca l'introspezione e la produttività artistica, ma d'altra parte è più "lontano" dal centro degli affari e dalle istituzioni che, pur in presenza delle realtà di sostegno già citate, potrebbero muoversi meglio e più concretamente supportare gli aspetti artistici e culturali di ogni territorio. Sarebbe utile guardare maggiormente come esempio ad altre mentalità europee ancora più aperte da queste punto di vista.
A chi, e a cosa serve, un'etichetta oggi?
In un'epoca di tante autoproduzioni spesso fatte in modo artigianale, la label, come l'editore libraio, svolge un ruolo fondamentale di "certificazione" di un progetto sia dal punto di vista artistico che tecnico, fungendo da "garante" nei confronti del pubblico e degli addetti ai lavori, ormai sommersi da un'offerta ingiustamente uniformata sul livello medio, dove progetti d'eccellenza spesso convivono accanto a produzioni non altrettanto meritorie. La storicità di un catalogo discografico, che nel corso degli anni ha tracciato una linea di pensiero propria e coerente, garantisce la bontà dei progetti che ne entrano a far parte. Operando una dignitosa promozione, diffusione e distribuzione negli ambiti professionali di settore la label garantisce tutta la credibilità possibile all'artista e al suo progetto, affinché abbia una vita lunga e densa di occasioni.
Avete organizzato anche tanti live: quali quelli a cui siete più affezionati?
Ogni esperienza live lascia un ricordo diverso ed indelebile, ma sempre di grande valore, specie quando si ha a che fare con grandi artisti. Personalmente, da fruitore, non posso dimenticare Jim Hall, Gato Barbieri, Richard Galliano, Tom Harrell, Guinga... o i live diventati poi dischi del catalogo (Lee Konitz, Michael Rosen, Sante Palumbo) e tantissimi altri live legati alle presentazioni dei nostri progetti discografici al pubblico.
AUAND
Cosa significa avere un'etichetta in Puglia oggi?
L'unica differenza tra averla in Puglia o altrove è il supporto che potrebbe darti Puglia Sounds, per il resto siamo tutti sulla stessa barca.
Qual è il suono della regione oggi?
Credo dipenda molto dai generi. Se penso a un suono storico, la mia mente va dritta alla musica folcloristica, da Matteo Salvatore alla tarantella. Se penso a oggi, mi ci perdo. Anche perché per cultura e tradizioni la Puglia è troppo lunga per poterla racchiudere in un unico contenitore.
Stare lontano da Milano e Roma cosa comporta?
Le difficoltà sono di relazioni, soprattutto per certi mondi per i quali essere fisicamente a Roma o Milano ha i suoi vantaggi. D'altro canto vivere qui ha i suoi vantaggi e magari ti porta a cercare soluzioni differenti.
A chi, e a cosa, serve un etichetta oggi?
Serve a chi capisce che la discografia è un mestiere che richiede tempo e competenze.