Ogni estate, dal Gargano alla punta del Salento, la regione si riempie di festival, per ogni gusto e pubblico. Vi raccontiamo il clamoroso caso di Locorotondo, in Valle d'Itria, che oggi ospita due rassegne apprezzatissime e uniche nel proprio genere
Il nome, Locorotondo, si spiega abbastanza da solo. Basta una passeggiata nel suo incredibile centro storico, per sentirsi subito, appunto, dentro un circolo. Che, in ambito musicale (e non solo), qui è più virtuoso che mai, visto che questo borgo di 13mila anime al centro della Valle d'Itria è da tempo uno dei luoghi più importanti delle estate festivaliere italiane.
Qui, nell'arco di poche settimane, trovano posto due festival molto diversi tra loro, per storia e sonorità, che condividono però una personalità fortissima, un'estrema riconoscibilità tra gli artisti e soprattutto sul pubblico. Il primo è il Locus Festival, che dal 10 al 14 agosto celebrerà la sua 19esima edizione con i live di Baustelle, Verdena, Sun Ra Arkestra e tanti altri. Da qui sono passati nomi fondamentali della musica italiana, leggera e meno, e con loro numeri ospiti da fuori confine. Dal 3 al 6 agosto, non distante, ci sarà invece Viva! Festival, che da sempre si concentra sulle sonorità elettroniche, con fortissima vocazione internazionale. Ci saranno Bonobo, Caribou, Madlib e tanti altri.
I due eventi arricchiscono un calendario che, dal Gargano fino alla punta del Salento, passando per Taranto durante la stagione estiva diventa fittissimo. Si va da Cinzella a Festambientesud, Cchiù fa notte e cchiù fa forte (a San Marco in Lamis) e tanti, tantissimi altri. Rappresentano un'opportunità di crescita per tanti artisti, di lavoro per addetti ai lavoro, un'offerta culturale e di intrattenimento di qualità per il pubblico locale e i turisti. Insomma, ancora una volta è energia che si mette in circolo e di cui a beneficiare sono in tanti. C'è poi, sempre in Salento, l'esperienza di Sei Festival, che dal 23 giugno al 16 agosto proporrà una lunga programmazione di live che vanno da Thurston Moore Group e Goran Bregovic fino a Shame, Niccolò Fabi, Calibro 35 o Fuera e Leatherette. Sono 17 anni, ormai, di scoperte e sperimentazione per loro.
Le esperienze di Viva! e Locus (che utilizzano principalmente gli spazi di masserie, tipiche strutture di quest'area) sono esemplari. Ce le siamo fatte raccontare dagli organizzatori, promoter locali di grande esperienza: Gianni Buttiglione, direttore artistico di Locus festival, organizzato da Bass Culture; e Ninni Laterza, direttore artistico, ideatore e co- fondatore di Viva!.
Ci racconti la nascita di Viva!?
Organizzo eventi musicali, manifestazioni e piccoli festival dagli anni ‘80, quindi sto per festeggiare quarant'anni di attività. Circa una decina di anni fa mi sono reso conto che sul territorio c'era bisogno di un salto di qualità dal punto di vista artistico, innanzitutto riguardo alle proposte e poi rispetto all'organizzazione, alla logistica e a tutta una serie di cose per cui ho iniziato a pensare come poter far crescere tutto questo nel nostro territorio. In maniera umile mi sono rivolto a coloro che in Italia, a detta di tutti, fanno le cose in maniera più grande e che realizzano quello che è uno dei festival più importanti per la scena: Club to Club. Quindi in occasione di un evento organizzato da Audi, che stava per diventare il nostro main sponsor per un evento organizzato in una grossa struttura ricettiva qui in Puglia, a Borgo Egnazia, ho incontrato Sergio Ricciardone, il fondatore di Club to Club. Ci siamo presentati e gli ho parlato di quello che avevo fatto fino ad allora. Partendo quindi proprio da Audi come comune denominatore, in quanto main sponsor di entrambe le realtà, gli ho proposto di unire forze e contatti per organizzare un evento che fosse una sorta di versione estiva di Club to Club e così è stato. Sergio è stato molto entusiasta del progetto, ha accettato la mia proposta e con la mia società Turné, fondata con altri tre soci, abbiamo dato vita a quella che è stata, nel 2017, la prima edizione di VIVA! Festival.
Viva, Locus e non solo. Cos'ha di speciale questo territorio?
Il merito è quasi sempre dovuto all’iniziativa di noi privati che poi cercano e vengono supportati da grossi sponsor e marchi internazionali che credono nelle idee proposte, nei nostri progetti e nelle risorse che il territorio offre. In questo momento la Valle d'Itria è il fulcro della regione dal punto di vista turistico, arrivano visitatori da tutto il mondo ed è quindi un momento molto positivo per noi. Si può dire che in questo momento la Puglia sia rappresentata dalla Valle d'Itria, come lo è stata negli anni ‘80 dal Gargano e negli anni ‘90 e inizio 2000 dal Salento. In questo momento la Valle d’Itria è tra le mete più ambite nel Sud Italia. Guardando i dati delle vendite dei biglietti del festival, abbiamo una buona percentuale di pubblico che arriva dall'estero, in particolar modo da Londra e dall’Inghilterra dove l'anno scorso abbiamo venduto circa 200 abbonamenti.
Per una proposta musicale come la vostra quanto è ricettivo il territorio?
Sin dalla prima edizione, organizzata con Club to Club, abbiamo voluto definire VIVA! come International Festival perché siamo nati per cercare di sviluppare proprio quel tipo di respiro, internazionale. Sappiamo che l'Italia non è molto ricettiva su alcune tipologie più sofisticate di show, che invece funzionano molto bene nel resto del mondo. Nel nostro Paese conviene portare concerti di musica pop o musica leggera rispetto a show internazionali che abbracciano la musica elettronica, il soul, la black music. Per queste motivazioni per noi è difficile coniugare ogni anno le ragioni economiche di bilancio con la nostra proposta anche se le nuove generazioni sono molto più propense a determinati generi musicali e apprezzano molto la nostra offerta. Nel nostro Paese sono poche le realtà e i festival che scelgono di portare avanti un taglio artistico più rischioso e noi siamo fra queste. Viva! continuerà a offrire una proposta artistica di qualità perché fa parte della nostra visione. Il nostro obiettivo primario è far crescere il territorio e far apprezzare al pubblico nuova musica e nuovi artisti.
Com’è la scena pugliese e quanto riuscite ad attingere da essa?
Credo che la scena pugliese in questo momento sia tra le più importanti e più innovative sul territorio nazionale. Noi pugliesi abbiamo delle radici ben precise; guardate ad esempio la Notte della Taranta, un evento che si è sviluppato moltissimo. Mi ricordo negli anni ‘80 a Melpignano – dove attualmente si tiene la notte della Taranta c'era un Festival rock che ospitava artisti new wave della scena fiorentina, ovvero la scena alternativa con più qualità e che andava avanti parallelamente alla scena britannica, rappresentata dai Cure e dagli Smiths. All'epoca fu un evento rivoluzionario, nessuno aveva la capacità, la voglia e il coraggio di imbarcarsi in questa impresa, di proporre show di questo genere in Puglia. La creazione di Puglia Sounds – che è non solo il nostro organismo supporter , ma anche di molti Festival pugliesi – ci ha permesso di diventare una fra le regioni più all’avanguardia dal punto di vista di proposta musicale.
Cosa servirebbe al territorio per fare un ulteriore salto di qualità?
Lo standard dei festival internazionali è molto alto, c’è sempre una organizzazione perfetta e line up incredibili. Un punto su cui ci si potrebbe concentrare in Puglia è la questione legata alla viabilità e ai trasporti, che è una mia fissazione. Abbiamo delle difficoltà a raggiungere e far raggiungere i luoghi dove si tengono i nostri festival perché scontiamo un sistema di infrastrutture arretrato. A me piacerebbe molto che ci fossero file dei taxi all'uscita del VIVA! Festival, alle 05:00 del mattino, quando i ragazzi magari hanno bevuto un bicchiere in più di birra e sarebbe buona norma non prendere l'auto, come succede per esempio al Primavera Sound, con migliaia di taxi fuori ad aspettare, ma ovviamente noi non siamo il Primavera Sound e non siamo Barcellona, però sarebbe auspicabile che ci si organizzasse al meglio in tal senso. Noi cerchiamo di farlo da sempre e cercheremo di farlo quest'anno, ma credo sia un problema di natura politica. La Puglia è una regione turistica e sarebbe bene concentrarsi sui trasporti per i turisti tutti (non solo per il pubblico dei festival). Inoltre, secondo me, per crescere bisognerebbe avere il coraggio di investire di più.
Per fare cosa?
Ad esempio per aumentare il budget sull’artistico perché è dalla proposta che passa il contenuto. Nonostante sia rischioso (a livello di vendite) proporre artisti internazionali in Italia, sono convinto che i risultati si vedranno nel corso del lungo periodo. Solo con una line up di eccellenza e un’organizzazione perfetta i Festival italiani potranno competere con i festival europei e mondiali. Noi all’epoca eravamo costretti ad andare a Londra per andare a comprare i dischi e passare le giornate intere nei negozi. Adesso questa velocità nell'apprendere dai social e conoscere determinati artisti, per poi ascoltarli immediatamente, ha dato la possibilità anche ai ragazzi di provincia di crescere culturalmente e musicalmente, per cui io sono molto fiducioso e credo che comunque pian piano faremo il salto di qualità, con grande pazienza e forse un po’ più lentamente rispetto al resto d'Europa, ma ce la faremo.
Come nasce Locus?
La prima edizione è stata nel 2005, i concerti erano tutti gratuiti in una piazzetta del centro storico di Locorotondo. Quell’anno eravamo anche gli organizzatori del primo tour italiano dei Fat Freddy’s Drop, parte di un lungo tour europeo in cui promuovevano il loro primo album, con tanto di famiglie al seguito. La band neozelandese aveva l’ultima data in Puglia, e per l'occasione gli affittammo una bella masseria ruspante, molto diversa da quelle super lussuose che ora sono diffusissime, dove passare una settimana di vacanze. Allestirono una sala prova in una piccola mangiatoia, e dopo le session musicali ci si fermava a pranzare o cenare insieme, godendo al massimo della bellezza di quei luoghi. Questa estate i FFD torneranno al Locus da gruppo affermato dopo quasi vent’anni, e suoneranno davanti a migliaia di paganti. Anche il Locus è cresciuto, ma mi auguro di rivivere le stesse emozioni.
Che meriti storici ha un festival come Locus, secondo voi?
Parlando del nostro caso specifico, quando siamo partiti diciannove anni fa con la nostra prima edizione, Locorotondo era un borgo un po’ fuori dai classici flussi turistici e culturali. Oggi quindi è abbastanza incontestabile che il merito di tutto il successivo fermento festivaliero in zona vada principalmente al Locus, che ha aperto nuove strade su tante nuove proposte artistiche, decidendo di ospitare artisti come David Byrne, Battiato, George Clinton, oppure i più attuali FKJ e Four Tet, in location inusuali come Masserie, Parchi Archeologici o antiche Cantine.
Che tipo di "proposta" richiede un territorio come questo?
La nostra vuole essere una proposta artistica forte che deve necessariamente essere aperta e trasversale, dobbiamo guardare al futuro ma nello stesso tempo cerchiamo di tributare il passato, il tutto cercando di non scadere in un celebrities festival con droni luminosi ed effetti speciali annessi. Non è quello il nostro modello di esperienza, e per questo abbiamo consolidato una rete di soggetti privati molto legati al nostro territorio, cercando di avvicinare alla nostra stessa visione anche le istituzioni pubbliche che ci sostengono da anni .
Chi ti piace in Puglia oggi?
Qualcosa di interessante e nuovo da ascoltare c'è, consiglierei sicuramente Lauryyn e Mattia Vlad Morleo.
Cosa bisognerebbe invece cambiare nel sistema della musica live nella regione?
L’esperienza Puglia in tutte le sue forme forse andrebbe ripensata, tutto sta costando troppo dagli alloggi ai trasporti, e noi ci prendiamo il rischio di calmierare il costo dei ticket dei nostri eventi, che sono sicuramente più economici della media di tanti altri concerti in Italia e all’estero.