La Notte della Taranta può e deve essere un esempio per tutti: si può diventare un evento attesissimo e famoso del mondo e allo stesso tempo non perdere il proprio radicamento sul territorio. Ecco perché la musica (davvero) popolare non morirà mai
Mentre eravamo al lavoro su questo speciale, una brutta notizia ci ha raggiunto. Lo scorso 25 maggio si è spento, all'età di 70 anni, dopo una lunga malattia Luigi Chiriatti, ricercatore salentino, direttore artistico del Festival Itinerante La Notte della Taranta. Era stato una delle prime persone che avremmo voluto contattare per questo speciale, una di quelle davvero decisive nella creazione e fortificazione di quel composito "sistema Puglia" che stiamo tracciando. Una persona capace, assieme al suo gruppo di lavoro, di dare vita a quel meraviglioso incontro di generi e generazioni che è la Notte della Taranta in Salento (oggi per cui per possono stare sullo stesso palco Madame e i migliori danzatori popolari, gli strumenti della tradizione e Massimo Pericolo). Nel 2015 era stato direttore artistico del Concertone (in un anno fondamentale e molto delicato, dopo la lunga gestione di Sergio Tosello, dal 2003; dopo Chiriatti e fino al 2021 è toccato a Daniele Durante, e dal 2022 la serata è a cura dell’intera Orchestra Popolare), e ha sempre curato il Festival Itinerante a tappe, che da sempre precede il Concertone. Ma, al di là di ruoli e riconoscimenti, lì dentro lui c'era sempre stato, sempre come una guida.
La figura di Chiriatti – che ha curato nonostante i problemi di salute anche l'edizione 2023 del festival itinerante, che prepara al live del 26 agosto, e che a lui è dedicata – racconta bene come sia nata e cresciuta questa manifestazione, fatta di e da persone che a questa cosa hanno dedicato la vita. Sin dal 1975 era stato tra i principali collaboratori della scrittrice Rina Durante e di Bucci Caldarulo, che si erano messi in testa di riprendere in mano le storie e i canti della tradizione popolare e contadina, anche alla luce della nuova spinta che arrivava dalla canzone di impegno sociale dell'epoca, quella di Giovanna Marini, Ivan Della Mea e altri.
Nasceva il Canzoniere Grecanico Salentino, si sprigionava un'energia che porterà alla nascita di collettivi e progetti artistici solisti, di eventi e relative economie, un "nuovo" genere musicale che era al contempo un filone di ricerca. Non è un caso unico – lo vedremo nel capitolo successivo –, di certo è il più eclatante tra i fenomenti di questo tipo.
Dire che "la taranta" e la "pizzica" sono partiti dal basso è dire poco. Torniamo a "usare" la figura di Chiriatti. Prendiamo a prestito elementi biografici tratti da questo articolo de La Gazzetta del Mezzogiorno, all'indomani della sua scomparsa. La sua attivià di documentazione sulla cultura orale era sbocciata a Calimera, il paese in cui è vissuto, sotto l’influenza del sindaco Giannino Aprile, il cui obiettivo era l'insegnamento e la valorizzazione della cultura e della lingua grica. Con Rina Durante e molti altri comincia a registrare i primi canti della tradizione popolare dalla viva voce dei cantori.
"In sella alla sua Vespa Piaggio 125 e munito di un registratore a bobine UHR 4400, Luigi va a incontrare, fra difficoltà e resistenze, i depositari di una cultura che si nascondeva a se stessa. Il periodo che seguì le grandi occupazioni delle terre (1950-51), e le delusioni politiche ed economiche che ne derivarono, avevano aperto le porte all’emigrazione di massa che fino al quel momento aveva risparmiato il tessuto sociale salentino. Le persone emigravano in cerca di una nuova umanità, verso le grandi città del Nord e dei paesi europei: Svizzera, Germania, Belgio. Facevano propri nuovi modelli di vita; abbandonavano e relegavano in un angolo nascosto della propria mente la povertà e la desolazione umana da cui erano partiti. A distanza di vent’anni, cominciano i primi flussi di rientro nella terra d’origine, ma la memoria del territorio è devastata, perché le persone rifiutano di ritornare a 'ricordare'", si legge sulla Gazzetta del Mezzogiorno.
E ancora: "Subito si apre uno scenario ricchissimo di tutte le forme poetiche e musicali della cultura orale: canti d’amore, stornelli, pizziche-pizziche, canti alla stisa, serenate e si presenta l’occasione di documentare, fra mille difficoltà, anche i canti delle prefiche di Martano. Poi, via per il Salento. Cutrofiano con gli Ucci; Zollino, in una bottega di vino con cantori improvvisati; Otranto, altra bottega di vino; Aradeo con la famiglia Zimba; Santa Cesarea Terme con donna Giulia; Castrignano del Capo, Scorrano, Maglie, Corigliano d’Otranto, Ruggiano... Particolare interesse riveste il fenomeno del tarantismo. L’idea portante è verificarne lo stato a distanza di vent’anni dalla pubblicazione della ricerca di Ernesto de Martino. Luigi intervista sia le tarantate, che tutte le persone che gravitavano intorno al rituale: suonatori, medici, parenti, sacerdoti. Emerge che il fenomeno è profondamente radicato nell’immaginario collettivo salentino".
Da lì in poi non si sarebbe più fermato, scrivendo libri, e fondando gruppi: il Canzoniere Grecanico Salentino (1974-1978), il Canzoniere di Terra d’Otranto (1989-1996), gli Aramirè (1996-2001).
Non paia fuori luogo l'esposizione di questa (non breve) storia personale. Perché è su storie come quella di Chiriatti – non solo la sua: ci sono altre persone fondamentali, con diversi ruoli e in momenti diversi – che si regge il senso, la capacità di andare avanti, e proteggere sé stessa, di una manifestazione. La Notte della Taranta, infatti, nasce nel 1998, ma è già forte di un percorso che sul territorio va avanti di decenni, di un'identità ben precisa, del lavoro di donne e uomini con le idee chiarissime.
Il Salento è un luogo simbolo, crocevia di popoli e culture. La notte della Taranta è la notte della riscoperta dei suoni della tradizione.
Si parte da Melpignano, piccolo comune del Salento che presto diventa "un luogo simbolo, crocevia di popoli e culture". Quella che va in scena è "la notte della riscoperta dei suoni della tradizione, su un unico palcoscenico si incontrano musicisti provenienti da palchi e piazze dei Comuni della Grecìa Salentina". Il 24 agosto, in una gremitissima piazza San Giorgio, si tiene la prima edizione del "Concertone", diretto da Daniele Sepe (il primo maestro concertatore di una serie di grandi artisti) con la direzione artistica è di Maurizio Agamennone e Gianfranco Salvatore. Si esibiscono le principali realtà locali: Canzoniere Grecanico, Avleddha, Arakne Mediterranea, Aia Noa, Asteria e Tamburellisti di Torrepaduli. Lo spettacolo è dedicato ad Uccio Bandello, di cui parleremo più avanti. "È anche la Notte delle polemiche accese tra 'puristi' e 'contaminatori'", spiegano con grande onestà dall'organizzazione dell'evento. Anche la polemica sarà una tradizione che verrà continuamente rinnovata negli anni successivi.
Da lì in poi è storia nota. O meglio, abbastanza nota. Nel senso che tutti sappiamo cosa è successo di recente, quando La Notte della Taranta è diventata "il più grande festival d'Italia e una delle più significative manifestazioni sulla cultura popolare in Europa". Sappiamo come alla fine d'agosto Melpignano smetta di essere un piccolo borgo di 2235 abitanti (fonte Istat) e diventi il teatro di un evento magico, capace di numeri semplicemente spaventosi: con 200.000 presenze al Concertone in piazza e 50.000 alle prove generali, la venticinquesima edizione della Notte della Taranta ha segnato il suo record storico di presenze.
Tutti hanno visto (grazie anche a un lavoro sui social fortissimo e, quello sì, molto contemporaneo) le immagini della piazza gremita e i video in cui alcuni degli artisti maggiormente quotati degli ultimi anni si esibiscono accanto a danzatori in costumi tipici e tamburellisti. Per fare qualche nome recentissimo Madame, Elodie, Mengoni, Massimo Pericolo e Stromae (solo per quanto riguarda l'ultima edizione), Diodato, Mahmood, Jovanotti, Elisa, Guè, Emma.
Non tutti però sanno – com'è normale che sia – che sin dalle prime edizioni, quando i social non c'erano e nemmeno le tv nazionali, quando a Gallipoli e dintorni il turismo non era quello di adesso, i numeri della Notte della Taranta sono sempre stati un caso clamoroso. Che i grandi artisti qui ci sono sempre stati, per amore e ossequio verso il lavoro che veniva fatto sul territorio per preservare tradizioni, danze e musiche (qualche nome di "tempi non sospetti": Lucio Dalla, Battiato, Francesco De Gregori, Carmen Consoli). Inoltre – al di là di un hype che è meraviglioso riguardi una cosa del genere, una volta tanto – La Notte della Taranta non è solo il suo concertone, è una rete di decine e decine di eventi sparsi nelle piazze e nei paesi (un festival itinerante, appunto), che diffondono cultura popolare anche a domicilio, è il sostegno a tante iniziative locali di valorizzazione delle tradizioni. Sono i rapporti di collaborazione e stima intessuti con varie realtà in giro per il mondo, che portano gli artisti "della Taranta" a esibirsi durante l'anno un po' ovunque all'estero, e tanti grandi nomi internazionali tornare sempre volentieri in Salento.
Ecco, tutte queste cose fanno la differenza. Fanno sì che qualcosa partito piccolo e diventato grandissimo continui però a essere vero. Che certi riti, tradizioni, suoni del passato possano ambire a ragione a durare ancora molto, molto a lungo.