Kallax Records e Dischi Uappissimi sono due etichette, partite dal basso per creare una comunità con il proprio pubblico e artisti del territorio. Le loro storie ci raccontano molto del lavoro di una realtà fondamentale nel processo che dà vita alla musica
Sac Recordings. Canti Magnetici. Discographia Clandestina. Le già citate Dodicilune e Auand. Hiraku a Foggia e le altre che provano a imporsi in un panorama ricco e sfaccettato, come quello dell'urban e del nuovo pop.
Il ruolo di un'etichetta è fondamentale per la crescita di un artista, soprattutto nelle prime fasi. E soprattutto quando l'etichetta non si limita al lavoro di pubblicazione e distribuzione, ma accompagna band e musicisti nel loro percorso, mette assieme persone e forze. In Puglia di questo ruolo – con il sostegno di Puglia Sounds e dei suoi bandi – si sono prese carico le realtà che abbiamo visto, e molte altre che dal paese più periferico ai centri maggiori della regione si prendono carico di spingere la musica più in là (e più in su). Qua vogliamo raccontarvi, attraverso le voci dei fondatori, due storie, a loro modo esemplare, di quanto sia importante conoscere un territorio e le sue energie migliori, e provare a dare loro voce.
Da un lato c'è Kallax Records, che raccoglie l'eredità di Faro Records, nata da un’idea di due ragazzi baresi poco più che ventenni con il desiderio di lavorare nel mondo della musica. Faro Records parte nel 2007 e prende forma più compiuta nel 2011, grazie all'incontro con Stefano Senardi, storico discografico italiano, durante uno dei primi Medimex, e diventa ufficialmente una società di edizioni musicali. "In quel periodo iscrivere la propria realtà in SIAE prevedeva un investimento importante, quindi ci specializziamo in questo settore, quasi solo per giustificare l’all-in della disponibilità economica dell’epoca. Il DIY era la parola d’ordine e le collaborazioni soprattutto live ci portavano a stringere rapporti, con le persone prima e le realtà poi, che avevano la nostra stessa visione: Maciste Dischi e Bomba Dischi su tutte, che seguiremo nella gestione del catalogo editoriale appunto", spiega Luigi Fasanella, uno dei fondatori di Faro e oggi di Kallax.
L'esordio avviene nel 2009 con un album post rock strumentale di una band monopolitana, La Biblioteca Deserta, mentre con i Fabryka, band storica barese, arrivano ai principali festival interazionali, dallo Sziget Festival (Budapest), a Primavera Sound (Barcellona) e SXSW (Austin). Nel 2015 vincono XFACTOR con Giò Sada. Dopo 3 anni il progetto si evolve in Kallax Records. "È stata una necessità. Alla fine il Kallax è il mobile dell’Ikea, che per antonomasia monti da solo e dove riponi la tua collezione di vinili. Nulla di più didascalico." Giò Sada, COMRAD e WISM, The Pier, Fabryka, Oh!Miguel, Zo Vivaldi sono oggi i nomi che compongono la loro piccola ed artigianale collezione.
I punti in comune con Dischi Uappissimi, che a sua volta vede la luce nel barese, non sono pochi. L'iniziativa arriva da Antonio Conte, musicista, promoter, organizzatore di eventi, l'approccio è quello di un gruppo di amici che fanno cose assieme e hanno una visione comune. A livello locale – e in alcuni casi non solo – il loro lavoro è cresciuto in tempi rapidissimi e gli ha permesso di radunare alcune delle realtà più interessanti del territorio, e di dare slancio a progetti nuovi e parecchio intriganti come i già citati Lazzaretto. E poi Checco Curci, Leland Did It, Bouvier, Acquasumarte, Gigante e gli altri.
Ecco chi sono e dove vogliono andare queste realtà, nelle parole di Fasanella e Conte.
A chi, e a cosa, serve un etichetta oggi?
KALLAX: Non esiste una risposta universale a questo tipo di domanda. Penso personalmente che un’etichetta oggi debba essere considerata come una sorta di polo dove l’unione di necessità ed espressioni possano rappresentare gli artisti, in prima battuta, per dar voce ad un determinato gruppo di persone. In un momento storico dove tutto deve essere per tutti o per il maggior numero di persone possibile, ci piace ribaltare l’equazione ed in maniera quasi kamikaze puntare alla nicchia, all’entusiasmo e alla particolarità del linguaggio, come un inequivocabile segno distintivo. In poche parole mi piace immaginare una label e la musica stessa, come una meravigliosa storia d’amore. Alla fine tutti cerchiamo consapevolmente la nostra relativa metà, la difficoltà però è farlo essendo noi stessi.
DISCHI UAPPISSIMI: Serve necessariamente a dare un punto di riferimento a degli artisti che sembrano sempre più male informati e spaesati in un mondo che ogni giorno crea nuove possibilità ma non ti spiega chiaramente come farne parte. L'Italia, come tutti sappiamo, è il paese delle "carte a posto" e figuriamoci quanto tempo potrebbe rubare ad artisti di talento se questi dovessero avventurarsi da soli in certi percorsi professionali. L'esperienza e gli errori fatti (e che faremo) devono sempre servire a rigenerarci e soprattutto a dare stimoli e idee fresche a chi nel futuro prossimo vorrà intraprendere una strada in questo mondo culturale impervio. La nostra realtà, Dischi Uappissimi, nasce davvero dal basso, senza metterci in testa troppe prerogative o necessità. E devo dire che non aspettarsi nulla, nel decennio dell'hype forsennato, della performance continua e delle 80mila uscite di ogni venerdì che scompaiono poi il lunedì successivo, è sempre un'appagante liberazione soprattutto se ci hai lavorato con più cuore e testa che soldi. Mi piace anche l'idea di voler responsabilizzare di più gli artisti nella gestione dei loro prodotti e della loro immagine, portandoli a conoscere in prima persona tutto quello che c'è veramente dietro a ciò che permette ad una loro canzone di essere creata, prodotta, registrata, ascoltata, suonata e promossa, in modo tale da renderli consapevoli di tutto. "L'artista deve fare l'artista e basta" è una frase che andava bene negli anni '90. Sarebbe anche ora di evolversi un po'.
Com'è gestire un'etichetta in Puglia oggi?
DISCHI UAPPISSIMI: Molti sicuramente lo riconoscono che la Puglia, negli ultimi due decenni, ha avuto uno slancio soprattutto di qualità e diversità artistica nel settore musicale. Sicuramente questa crescita è dovuta sia ad una vivace fertilità delle idee, sia grazie ai processi evolutivi e possibilità politiche e organizzative messe in campo da chi precedentemente aveva coltivato con uno sguardo avveniristico. Oggi, nei nuovi anni '20, che vedono meno fermento artistico e ancora tante difficoltà burocratiche si pone la questione complessa del passaggio di testimone e del cambio generazionale. Una nota positiva, nonostante il colpo accusato durante e dopo la pandemia, è la crescente (a mio avviso) qualità dei progetti in rapporto al passato, e i tanti festival musicali continuano a generarsi ed evolversi (in Puglia abbiamo una densità di festival incredibile) sempre aprendo alle produzioni locali e promuovendo uno scambio con artisti di calibro nazionale ed internazionale. Gestire un'etichetta in Puglia nel 2023 significa fare da collante tra tutte le realtà della filiera musicale nazionale, cercando di dare nuove possibilità alle vere protagoniste di tutto: le composizioni, le canzoni e le produzioni musicali. Dischi Uappissimi è nata, prima di tutto, nella forma di un collettivo in cui tutti coloro che ne fanno parte danno un apporto sostenibile al collettivo stesso, attraverso uno scambio di competenze, conoscenze e confronto artistico, secondo una idea di crescita autogenerativa. Devo dire che in quattro anni le soddisfazioni non sono mancate e il futuro ci riserva grandi possibilità. Per cui, per ora, è sicuramente un terreno ricettivo.
KALLAX: Noi abbiamo tenuto botta sino al 2019, e dopo 13 anni circa è stata presa una decisione netta. Un grazie particolare va ad un nostro partner che ci ha accolto a braccia aperte. La Puglia ha tantissimo da dare, ma in ambito discografico, è tutto da costruire. Ultimamente stanno nascendo nuovi collettivi, nuovi ragazzi e questo ci lascia ben sperare. Bisogna ricreare una scena, bisogna riaccendere la fiammella. Non è una label ma segnaliamo lo splendido lavoro nel mondo underground e dei live che stanno facendo i ragazzi di MEH! Il live è ciò che muove le cose, ciò che alimenta l’entusiasmo ed è esattamente da questo che bisogna ripartire. Il terreno è fertile, la quasi totalità dei nostri artisti, almeno per il momento, è pugliese. Qualcosa vorrà dire :)
Qual è il suono della regione oggi?
KALLAX: Un amico mi dice spesso: “la puglia è lunga” e questo credo sia il segreto. Non vi è un suono che possa identificare la regione al giorno d’oggi. Ovviamente se chiudi gli occhi come storicamente è sempre accaduto, la pizzica e la taranta la fanno da padrona, ma abbiamo così tanto nella nostra regione…. In ogni genere, in fin dei conti, abbiamo un’eccellenza nazionale: pop, rap, hip hop, alternative, jazz, world, folk. Questo è innegabile.
DISCHI UAPPISSIMI: Per antonomasia, la Puglia è la patria del folklore, della pizzica e taranta salentina, ma l'evoluzione di questi ultimi 25 anni l'ha resa un territorio con una diversità di suono e immaginari riconoscibile e riconosciuta anche in ambito internazionale. Anche se non considerassimo l'onnipresente pop/rock di cui si ha una nutritissima presenza, potremmo contare su scene che vanno dal free jazz al kraut rock, dalla sperimentazione e ricerca sonora contemporanea all'elettronica fusa con il folklore, dal rap dialettale al nu soul freschissimo, dal clubbing al metal e death core, dal punk al lo-fi storto e scanzonato. E c'è davvero almeno un festival per ogni genere o sonorità! Avendo poi, personalmente, interesse per la salvaguardia della biodiversità vegetale, non posso che essere a favore di questa diversità sonora.
Come cambiano le cose da regione a regione?
KALLAX: Le scene non sono nient’altro che diverse forme di espressione. In tutti questi anni ho incontrato veramente tanta gente in lungo e largo per il tacco dello stivale. Non penso gli artisti siano caratterizzati solo dalla propria geolocalizzazione. Il tutto gira principalmente intorno alle proprie esigenze e alla propria necessità di espressione. Tutti sono il suono del proprio ego, e le parole del proprio contesto. Le radici in fin dei conti si notano e per noi pugliesi, alla fine, sono sempre aggrappate alla terra.
DISCHI UAPPISSIMI: Qualche anno fa le differenze erano più evidenti, ora se dovessi proprio dare idea di "scene" predominanti in base alle province pugliesi, direi che nel leccese si ha sempre molta attenzione alle radici della cultura locale (anche nelle produzioni electro), nel tarantino e nel brindisino i progetti vertono quasi sempre sulle produzioni affini al rock/wave e alla psichedelia, il foggiano (ahimè!) difficilmente emerge per le poche possibilità sul loro territorio, mentre il barese si divide molto, da sempre, tra il capoluogo stesso e la sua provincia. Bari è un territorio che si tiene moooolto legato alla scena metal e rock classica (con qualche piccolo caso cantautorale), invece nella provincia si notano molto spesso delle evoluzioni di ogni tipo e genere, comunque di ottimo gusto e qualità. Idem per la provincia BAT con colori perlopiù cantautorali e lo-fi.
In generale, il punto di forza delle produzioni pugliesi è la capacità di mischiare le sonorità, come è successo nel nostro caso con LAZZARETTO ma anche con molte altre realtà.
Quali sono le difficoltà e quali vantaggi dell’essere fuori dai grandi centri?
KALLAX: Sapete quale è stato lo stupore più grande dopo esserci trasferiti a Milano? La possibilità di poter raggiungere in pochissimo tempo, grazie l’alta velocità, città come Roma, Bologna, Firenze e Torino. Dopo essere diventati azionisti di maggioranza di Alitalia, EasyJet e Ryanair, inizi ad apprezzare qualsiasi forma di spostamento breve. I grandi centri, per questo lavoro, dove le relazioni personali giocano un ruolo molto importante ti aiutano senza dubbio nello sviluppo a lungo termine. D’altro canto quando nasci e cresci con “poco” in centri lontani o in provincia, in altri contesti più performanti, sei elevato a “Supereroe”. Croce e delizia. Ad oggi non rinneghiamo nessuna delle nostre scelte ma immaginare che la propria terra possa diventare fertile in un settore che storicamente è sempre stato scarno e che possa spostare anche solo di poco, l’asset del music business più al sud, sarebbe orgogliosamente un sogno che vale la pena inseguire in qualche modo.
DISCHI UAPPISSIMI: Su questo tema ho un'opinione molto precisa: le difficoltà e i vantaggi coesistono perché se da una parte ci trasciniamo il pessimismo del meridione, dall'altra possiamo contare sull'audacia di chi è mosso dal costante bisogno di trovare nuove strade qui. Negli anni ho visto diversi amici musicisti, producer e professionisti del settore trasferirsi a Milano per avere accesso più facilmente alle pubbliche relazioni e nuovi rapporti con "quellidelsettorechestannolì" e questa è una storia che conosciamo bene tutti. Personalmente non ho mai ambito a fare lo stesso, sia per una sfida nei confronti di una logica un po' accomodante del "grande centro dalle mille possibilità" ma soprattutto per il forte impulso a voler rendere qualsiasi posto, che sia qui da noi in Puglia o qualsiasi altro luogo più remoto, aperto a nuove possibilità, nuovo pubblico e panorami lavorativi. I grandi rilanci di scene musicali "di zona" in Italia (vedi la scena romana dello scorso decennio e la nuova scena sarda dell'ultimo periodo) sono da sempre qualcosa che mi affascina, proponendo anche l'idea di dislocare anche i vari professionisti dell'industria discografica nazionale, spostandosi e lavorando in posti de-centrati (come una sorta di nomadismo professionale discografico) volto sia all'arricchimento culturale, che geografico ma anche stimolo al ricambio generazionale di un intero paese. L'evoluzione stessa delle varie mansioni può cambiare e, perché no, diventare determinante voler vivere nell'ambiente naturale che si predilige.