Da Bari – attraverso una formazione jazz che è "un misto di scuola e strada" – è arrivata a Londra, dove spingere la sua sperimentazione più in là e collaborare con gente come Thurston Moore, Sampha, Nicolas Jaar o Kamasi Washington
Era il 7 agosto 2020 e la Masseria Grofoleo, ai piedi di Locorotondo, è piena di sedie. Tante, tantissime, alla giusta distanza l'una dall'altra. È la prima estate del Covid, e per come si erano messe le cose è già un mezzo miracolo che l'edizione del Viva! Festival (ne parleremo approfonditamente nel capitolo 5) si possa tenere. Non ci sono grandi ospiti internazionali quell'anno, inevitabilmente. Ma c'è un ensemble che, anche se tutti i componenti sono nati nel raggio di pochi chilometri, pare venire da lontanissimo, da ogni angolo del mondo.
Sul palco sale il progetto Afrocosmico di Nicola Conte, che, come abbiamo visto, del jazz made in Puglia è una figura cardine, per talento e capacità di rilanciare continuamente la sfida della sperimentazione. Con lui alcune delle persone al centro di questo capitolo: ci sono Raffaele Casarano, Carolina Bubbico, Filippo Bubbico, Federico Pecoraro, Davide Shorty (che è di Palermo, ma da queste parti è di casa) e Valentina Magaletti.
Ha collaborato con Thurston Moore dei Sonic Youth e con uno dei nomi più importanti della scena elettronica mondiale, Nicolas Jaar. E poi Sampha e Kamasi Washington.
In una serata bellissima e strana come tutte le serate live di quell'estate (prima che anche i concerti "distanziati" finissero un po' per assuefarci), l'occhio e l'orecchio cadono spesso sulla batteria. E sulla batterista: Valentina Magaletti, stilosissima e potente nei suoi ritmi. La cui biografia, partita da Bari e dal jazz, racconta al meglio come questo genere sappia mettersi in gioco, stravolgersi, contaminarsi, rifiutare ogni schema prefissato. "Ho avuto la fortuna di avere degli insegnanti fantastici: il mio background proviene più che altro dal jazz, però uno dei miei grandi maestri è stato Agostino Marangolo, dei Goblin, quindi ho subito molto anche l'influenza del prog. Poi sono sempre stata un’avida collezionista di dischi e ho ascoltato di tutto, quindi è stato un processo abbastanza naturale affacciarmi all’avanguardia, alla psichedelia e farne di tutto un po’", ci ha raccontato.
Valentina vive da più di vent'anni a Londra, dove si è trasferita nel 2000 per trovare la propria dimensione musicale. Qui ha conosciuto artisti di primissimo piano e si è assicurata un curriculum davvero impressionante. Ha collaborato con Thurston Moore dei Sonic Youth e con uno dei nomi più importanti della scena elettronica mondiale, Nicolas Jaar. E ancora Jandek, Pat Thomas, Debbie Googe, Malcolm Mooney, Steve Beresford, Steve Shelley, Lafawndah, Mica Levi, Sampha, Kamasi Washington.
E poi i suoi progetti personali, fighissimi. A cominciare dal duo elettronico dei Tomaga in coppia con Tom Relleen (Oscillation, Autotelia), morto tre anni a 42 anni, dopo 7 di collaborazione con l'artista pugliese. E poi i Vanishing Twin, band che ha base a Londra, e in cui militano membri provenienti da Paesi diversi. La loro musica, che parte dal jazz e si spinge in diverse direzioni, toccando lidi psichedelici da una parte ed afrobeat dall’altra, è un concentrato analogico di suoni, a cui la "botta" della batteria di Valentina dà un contributo notevole. E ancora Raime, Holy Tongue, Czn, Uuuu.
Questa è la nostra chiacchierata con lei.
Oggi che rapporto hai con la tua terra?
Amo il mare, specialmente l’Adriatico: mi emoziona il suo odore ogni volta che scendo da un aereo diretto a Bari. Vivo all’estero da tanto ma vengo spesso in Puglia perché è sempre legata a miei amici di infanzia e alla mia famiglia. A livello artistico l’ho sempre trovata un po' frustrante, perché ho l’impressione che gli artisti meno banali e più "avventurosi "abbiano serie difficoltà a trovare spazio e attenzione.
Come definiresti la tua formazione?
Un misto di scuola e strada.
Qual è la scena pugliese più "forte" nel mondo?
Non sono la persona più adatta a rispondere a questa domanda. Nel senso che la mia definizione di “forte” non è quasi certamente condivisibile dalla maggior parte del pubblico. Amo realtà e etichette musicali indipendenti come per esempio Canti Magnetici di Donato Epiro e Musique a la coque di Pino Montecalvo.
Hai spesso parlato del sessismo nel mondo della musica. Il problema persiste?
Purtroppo non ho avuto modo di lavorare con molte artiste prima della mia partenza a Londra eccetto la mia cara amica cantante Tiziana Felle. Spero che ci sia sempre più spazio per le donne a livello artistico.
Cos'è il jazz per te?
Il Jazz per me è libertà espressiva in forma sicuramente meno prefabbricata di ciò che viene definito da molti “Punk”.
Che giudizio dai del jazz pugliese?
Il jazz tradizionale e il “real book” mi annoiano. Stimo il coraggio e l’ambizione artistica di Nicola Conte, amo la sperimentazione, mi piace Francesco Massaro, e come batteristi Marcello Magliocchi, Giovanni Todisco ed Egidio Rondinone.