Lui, ex frontman di una band che è stata un piccolo culto come i Sxrrxwland. Loro, trio elettronico di grande qualità. In comune la città di nascita, Nardò, in Salento. E la scelta, dopo tanti anni e nonostante le differenze, di fare musica assieme
Questo "meeting", a differenza di altri di questo speciale, è avvenuto tanto, tanto tempo fa. Se non in culla, quasi. Giovanni Cerrati aka Vipra e gli Inude si conoscono da quando sono piccoli, vengono dallo stesso paese, Nardò. 30mila abitanti circa, è uno dei centri principali del Salento. Ci è nato Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, che però è sempre vissuto a Copertino, non distante. C'è tanta musica delle tradizioni qua, come in ogni città e paese del Tacco d'Italia, ci sono dancehall infiammate, c'è un grande amore per cantautori e cantastorie.
E poi ci sono percorsi che si sviluppano in maniera molto personale, evolvono, e poi, magari, si rincontrano, quando la musica chiama. È quello che è successo a Giovanni e a Giacomo Greco, Flavio Paglialunga e Francesco Bove, i tre membri degli Inude.
Da quando nel 2020 la band di cui era voce e frontman – i romani Sxrrxwland, collettivo che metteva assieme sonorità molto particolari come avant-pop, emo e una specie di post-trap – si era sciolta, Vipra aveva deciso di portare avanti la carriera solista. Nel 2021 per l'etichetta Asian Fake usciva il suo primo disco, intitolato Simpatico, Solare, In Cerca Di Amicizie. Allo stile già conosciuto di Vipra, derivato dall'hip hop, si aggiungono sempre più nette sonorità pop punk e rock '90, oltre all'abilità del classe '92 di scrivere testi e tratteggiare sentimenti.
E poi ci sono percorsi che si sviluppano in maniera molto personale,evolvono, e poi, magari, si rincontrano.
Da un punto di vista musicale, la svolta arriva con la collaborazione sempre più stretta con gli Inude, che da anni rappresentano una delle formazioni più efficaci e innovative in Italia nel mischiare elettronica e "musica suonata". Sono attivi dal 2014, hanno quello che i giornalisti musicali (no si sa bene perché) definiscono un suono internazionale, mettono assieme pop con soul ed elettronica, raffinatezza e ricerca della semplicità.
Amici da una vita, e molto diversi per background e sonorità, decidono di mettersi assieme. Gli Inude lavorano al disco di Vipra e lo accompagnano in tour come backing band nelle date del tour, contribuendo a renderne potente e definito il suono, stravolgendone (in positivo) l'impatto. Due anni dopo, ad aprile, Vipra pubblica il suo secondo disco, Musica dal Morto, in cui a ogni traccia è associato il nome di un artista scomparso, una storia di alterità e protesta nel mondo della discografia, per denunciarne la deriva attuale. L'intero disco è stato prodotto, assieme a Peppe Petrelli, dagli Inude, che ora, mentre proseguono la loro attività come band, sono ancora in tour con lui, a cominciare dalla data di fine maggio al MI AMI.
Gli abbiamo perciò chiesto cosa significa crescere assieme musicalmente e poi ritrovarsi. E in che modo un incontro di differenze finisca per cambiare entrambe le parti.
Per cominciare, parlateci un po' di Nardò.
VIPRA: Quando lo nomino un sacco di gente mi dice di conoscerlo, ma non si ricorda mai per cosa. È il posto dove sono cresciuto: un susseguirsi di bar e cartolerie, strade costeggiate da palme come fossi a Los Angeles e un centro storico che nelle notti estive deserte è uno dei miei posti preferiti al mondo. Per il resto è così cambiata da quando sono andato via che ormai la riconosco solo perché ci vivono i miei genitori e i miei amici.
INUDE (GIACOMO): Siamo tutti originari una cittadina che ha l’estensione territoriale più vasta di quella di Milano ma con un quinto del suo asfalto/cemento e trentamila abitanti, quasi tutti di destra. Parlando di ritmi e qualità della vita sono convinto che siamo privilegiati: aria buona, cibo incredibile e a km0, il mare, la vita lenta eccetera. Dobbiamo fare i conti però con la questione geografica che di fatto ci taglia fuori da ogni tipo di occasione per poter sviluppare una rete che va al di là delle realtà musicali locali che sono numerosissime ma che stagnano male all’interno della provincia, quindi in tanti, si sa, si spostano per questo. Noi Inude abbiamo trovato un equilibrio e fatto pace con la percezione che abbiamo di casa nostra, ci spostiamo spesso e, avendo tutti un proprio spazio creativo diciamo sempre a colleghi e amici che vogliono produrre, scrivere o comporre di venire a stare da noi.
Com'è crescere come artista lì?
VIPRA: Con l’uso massiccio di internet ora non credo sia molto diverso da un qualsiasi altro posto di provincia in Italia, ma (si, sto per dirlo) AI MIEI TEMPI fare qualsiasi cosa non fosse giocare a calcio, partecipare alle risse e modificare lo scooter non era visto esattamente bene. C’era una crew di rapper più grandi, anche piuttosto bravi, ma quella “scena” locale spesso era così snob e ostile a quello che non era di proprio gusto che me la sono lasciata alle spalle piuttosto presto. I coetanei interessati alla musica sono diventati sempre di più mentre facevo il liceo e si sono moltiplicati i locali che organizzavano live, i piccoli eventi, gli amici che mettevano su degli studi sgangherati. Eravamo dei ragazzini che non sapevano bene cosa stessero facendo, probabilmente lo siamo ancora.
INUDE (GIACOMO): Qui in provincia di musica se ne fa tanta e il nostro paese ha tanti bravissimi musicisti, l’ambiente era molto bello e siamo cresciuti seguendo amici più grandi di noi che ci hanno sempre sostenuto e trasmesso la loro esperienza. Addirittura c’è stato un periodo nel quale c’erano le varie classiche coalizioni tra rocckettari/emo/punk(noi), rappusi e quelli che facevano dei Sud Sound System una religione, vincevano ovviamente i fanatici dei SSS e del reggae in generale, quindi eravamo sempre e comunque noi gli sfigati. I locali non sono tantissimi ma sono molto attivi (cover band sempre preferite ai progetti di musica originale, ovviamente…) e negli anni abbiamo visto purtroppo chiudere molte realtà che hanno avuto il coraggio di osare creando spazi per concerti di un certo livello ma che sono stati ammazzati dalla provincia stessa. Di sicuro non è come abitare a Roma, Bologna o Milano perché da lì passano tutti i più grandi e per un ragazzino adolescente che vive a Nardò diventa impossibile anche solo pensare di vedere un concertone serio ecco. Fortuna che c’era YouTube, almeno se volevo vedere un concerto dei Queens of the Stone Age ,mi accontentavo dello schermo del pc e l’impiantino Logitech.
Quando e come vi siete conosciuti?
VIPRA: Non saprei identificare un momento esatto dato che vivere in un piccolo centro ti mette costantemente in contatto con tutti e quindi abbiamo sempre saputo della reciproca esistenza. Ricordo una volta che facemmo delle prove nel garage di Flavio per dei pezzi crossover che avevo scritto, poi un provino a casa di Giacomo su una roba che diventò “Ragazzo Scheletro”, poi occasioni sempre più frequenti di vederci, man mano che riconoscevamo e apprezzavamo il reciproco talento. È stata un’amicizia che si è consolidata lentamente, anche se di fatto abbiamo sempre abitato vicini, e si e rinsaldata parecchio lavorando ai miei due album.
INUDE (GIACOMO): Ci conosciamo da sempre, io ricordo un Vipra rappresentate d’istituto al liceo e quell’anno occupammo una delle sedi. Ci conosciamo da sempre e 8 anni fa tipo provammo anche un primissimo esperimento di collaborazione e la roba che suonavamo nel garage di casa di Flavio non era distante come attitude da Musica dal Morto, pensandoci a posteriori è assurdo… Poi due anni fa abbiamo suonato insieme durante il tour di Simpatico, solare, in cerca di amicizie e ora eccoci qui.
Cosa ne pensi del percorso dell'altro?
VIPRA: Penso che gli Inude meritino molto più di quel che hanno e mi auguro che un giorno riescano ad affermarsi davvero in maniera solida. Sembrerà brutto ma crescere artisticamente in Italia (a meno che tu non voglia fare Sanremo o giocare in quel “campionato”) significa lavorare con una zavorra pesantissima. Non c’è molto spazio o interesse per quello che non passa in radio, eppure gli Inude hanno sempre dimostrato una tenacia e una fiducia incrollabile nelle loro forze che è riuscita a veicolare il loro talento, anche se non quanto meriterebbero. Avrei detto assolutamente che si sarebbero impegnati con questa serietà in quel che fanno perché mi ricordo quando mi fecero ascoltare Love is in the eyes of the animals mentre io ancora registravo provini a caso tra un esame e l’altro all’università.
INUDE (GIACOMO): Il buon Vipra ha da sempre mostrato talento e attitudine oltre che convinzione in quello che faceva, 11 anni fa poteva vantare un feat. con Clementino nel suo primo disco per cui insomma, al primo incontro magari non l’avremmo detto ma essendo cresciuti assieme col tempo abbiamo capito che poteva farne tanta di strada.
Come definiresti la scena musicale pugliese?
VIPRA: Penso sia molto varia, gli artisti non sono concentrati in un unico centro e spesso si sparpagliano per tutta Italia, il che mi dispiace dato che se dovessi trovare una peculiarità negli artisti pugliesi che conosco la troverei nell’enorme eclettismo e personalità che li contraddistingue tutti, e che forse rende anche così difficile il processo di “integrazione” in una scena locale, già di per se penalizzata dall’essere in un’area del Paese su cui ritengo non ci sia abbastanza attenzione fuori da quella turistica.
INUDE (GIACOMO): La scena musicale pugliese è abbastanza varia e non saprei onestamente che definizione darle, eterogenea? Diciamo eterogenea. Sono pugliesi Emma Marrone, i Negramaro ma anche Caparezza, Populous, il Canzoniere grecanico salentino, La Municipal. Spesso è più conveniente fermarsi a guardare nel proprio piatto, non sia mai che scappi una polpetta.
Cosa vi dà suonare assieme?
VIPRA: Gli Inude sono musicisti eccezionali oltre che amici preziosi. Io non sono mai stato bravo a spiegare agli altri quelli che provo, o a dimostrarlo, quindi non ne sono sicuro ma spero che loro sappiano che opinione ho di quel che fanno. La cosa migliore di suonare con gli Inude non è il loro livello sul palco, che è altissimo e ha sempre grande effetto sul pubblico, per me è più quel che mi danno a livello umano: supporto, ottimismo e costanti spunti per migliorarmi come persona dato che come musicista sono senza speranze.
INUDE (GIACOMO): Divertimento, presa bene, cazzonaggine a palate.
Come vedete il vostro percorso nei prossimi anni?
VIPRA: Sarò diventato un pezzo di merda cinico con l’età ma non vedo niente di speciale nel mio futuro, anzi non ci vedo nemmeno più tanto la musica. È il mio unico lavoro, e non mi permette di guadagnare abbastanza per vivere, quindi mi tocca fare altro. In Italia se sei fuori da una ristretta cerchia di artisti nazionali che fanno determinati numeri ti conviene tenerti la musica come hobby, ma se come nel mio caso ci hai investito così tanto in termini emotivi probabilmente ti passa anche la voglia di farla “a tempo perso” dopo un po’. Spero che per gli Inude vada diversamente, e soprattutto che crescano all’estero: questo paese non se li merita, dato che è tanto politicamente immobile quanto condannato a vita ad apprezzare ed ascoltare le solite fregnacce d’amore e criminalità glamour sulla cassa dritta.
INUDE (GIACOMO): Speriamo di continuare con questo percorso perchè iniziarlo è stato genuino e quasi naturale, ci siamo trovati sempre sulla stessa lunghezza d’onda e per noi è un ottimo modo per sfogare delle sfaccettature artistiche che provengono dalla nostra adolescenza passata a suon di chitarroni distorti e voci urlate.